#5 Vorrei - Marta sui Tubi (2013)
Scopro ora, proprio mentre cerco il testo su Google per averlo sotto mano, che questa canzone è stata presentata al Festival di Sanremo 2013. E lo scopro il giorno dopo che l'edizione del Festival 2014 è finita. Adoro le coincidenze, sono a volte così bizzarre.
Oggi mi dedico ai Marta sui Tubi, perché stamattina sono uscita a camminare con l'iPod e mi andava di ascoltarli. C'era un bellissimo sole e persino qualche viola lungo il fosso che costeggia il parco, che in febbraio fa comunque strano. Ma mi ha messo allegria. Sarà che la settimana prossima è il mio compleanno e l'idea che ci sia una finta primavera mi piace, nei miei ricordi ho sempre spento le candeline con la nebbia.
Ma cosa succede se ascolti "Vorrei" mentre vaghi per il parco? Che sei talmente assorbito dalle parole da doverla rimandare dall'inizio almeno una decina di volte, senza accorgerti che ti stai riempiendo le scarpe di fango perché ieri ha piovuto. E se ce l'hai nelle orecchie non puoi distrarti, non ci riesci, perché è uno di quei testi che ti convince al primo verso, perché in fondo lo sappiamo tutti che quando il cuore è convinto non sbagli mai. Ed è vero, nel nostro modo più o meno sbagliato di vedere le cose.
Non serve altro, il resto ti entra dentro, semplicemente lo devi ascoltare. Lo respiri come l'odore del mare quando stai in piedi sulla riva e provi a sentire con un piede la temperatura dell'acqua. Perché poi questa canzone l'acqua te la fa sentire dall'inizio alla fine, fin dal giro di arpeggi iniziale, che sembra seguire il ritmo di un ruscello che scorre e ogni tanto si infrange su qualche roccia, e che diventa un'onda gigantesca ad ogni vorrei. E poi ci sono tuffi, lacrime, pecore, stalle, un cielo troppo grande per essere abbracciato e i punti cardinali, che nella loro personificazione e nella richiesta di perdono sembrano più cardinali che punti. Ma forse quello che non ti dimentichi più è quel vorrei prenderti le mani e berci dentro che vuol dire talmente tante cose che la devi riascoltare, anche solo per scegliere quale delle cose che hai immaginato ti piace di più.
Oggi mi dedico ai Marta sui Tubi, perché stamattina sono uscita a camminare con l'iPod e mi andava di ascoltarli. C'era un bellissimo sole e persino qualche viola lungo il fosso che costeggia il parco, che in febbraio fa comunque strano. Ma mi ha messo allegria. Sarà che la settimana prossima è il mio compleanno e l'idea che ci sia una finta primavera mi piace, nei miei ricordi ho sempre spento le candeline con la nebbia.
Ma cosa succede se ascolti "Vorrei" mentre vaghi per il parco? Che sei talmente assorbito dalle parole da doverla rimandare dall'inizio almeno una decina di volte, senza accorgerti che ti stai riempiendo le scarpe di fango perché ieri ha piovuto. E se ce l'hai nelle orecchie non puoi distrarti, non ci riesci, perché è uno di quei testi che ti convince al primo verso, perché in fondo lo sappiamo tutti che quando il cuore è convinto non sbagli mai. Ed è vero, nel nostro modo più o meno sbagliato di vedere le cose.
Non serve altro, il resto ti entra dentro, semplicemente lo devi ascoltare. Lo respiri come l'odore del mare quando stai in piedi sulla riva e provi a sentire con un piede la temperatura dell'acqua. Perché poi questa canzone l'acqua te la fa sentire dall'inizio alla fine, fin dal giro di arpeggi iniziale, che sembra seguire il ritmo di un ruscello che scorre e ogni tanto si infrange su qualche roccia, e che diventa un'onda gigantesca ad ogni vorrei. E poi ci sono tuffi, lacrime, pecore, stalle, un cielo troppo grande per essere abbracciato e i punti cardinali, che nella loro personificazione e nella richiesta di perdono sembrano più cardinali che punti. Ma forse quello che non ti dimentichi più è quel vorrei prenderti le mani e berci dentro che vuol dire talmente tante cose che la devi riascoltare, anche solo per scegliere quale delle cose che hai immaginato ti piace di più.
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