#10 Hemingway - Negrita (2001)

Questa canzone l'ho scoperta per caso ascoltando le canzoni di una cartella che mi aveva passato qualcuno che non ricordo. Mi è piaciuta subito, forse quasi alla prima strofa. L'ho fatta ripartire ancora prima che finisse l'outro e poi mi sono resa conto del titolo. Che sia un caso che una delle canzoni italiane che considero più belle sia dedicata a uno degli autori americani più bravi e che tutto questo succeda a me, che ho una laurea in Letteratura americana? Può essere.
Fatto sta che questa è una di quelle canzoni che un po' ti fa tornare bambino, o almeno adolescente, a quell'estate che hai passato a leggerti "Il vecchio e il mare" perché te l'aveva assegnato la prof di Italiano che poi ci voleva anche la recensione, senza capire che quella volta lei ti stava facendo un favore. Perché poi dopo anni te lo sei andata a rileggere quel libro. E l'hai fatto di tua spontanea volontà. E magari l'hai anche studiato all'Università. E poi ti capita di ascoltare i Negrita e ti tornano in mente tutte queste cose.
Non può essere altrimenti, ci sono troppe parole e frasi di questo brano che ti fanno rileggere quel libro: la barca, l'oceano, la rabbia, la spiaggia. E quel decollare a bordo del proprio letto che a me fa venire in mente quando alla tivù davano quello spot che diceva "Leggere ti fa volare!".
Poi c'è la seconda strofa, che ti porta da Cuba a Barcellona e parla di arene, tequila sale e limone e tori, come in "Fiesta". Eppure quello che ti rimane indelebile nella mente è il ritornello come a dirti che, in qualsiasi modo tu ti senta, è esattamente come ti dovresti sentire.

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